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UNA STRAGE POLITICA DIMENTICATA: IL ROGO AL CINEMA EROS DI MILANO

Tutti ricordano la strage di piazza Fontana che è scolpita nella memoria del paese anche per le complicità e le bugie di uomini dello Stato.

Alla richiesta di ricordare un’altra strage politica avvenuta a Milano qualcuno, ma non molti, solo coloro che hanno vissuto gli anni della strategia della tensione, parlerebbe della strage avvenuta, con i suoi 4 morti e decine di feriti, il 17 marzo 1973 in via Fatebenefratelli dinanzi alla Questura di Milano.

Ma nessuno, credo, ricorderebbe la strage al cinema Eros di viale Monza.

Un vuoto di memoria avvolge infatti l’incendio del cinema il 14 maggio 1983 quando il rogo, appiccato nel locale a luci rosse [1], causò 6 vittime, morte dopo giorni di atroce agonia a seguito delle ustioni subite, e alcune decine di feriti.

Un vuoto, eppure è stata a Milano la strage politica seconda per numero di vittime solo alla strage di piazza Fontana.

Una strage dimenticata e depoliticizzata in parte per la particolarità del luogo in cui è avvenuta ma anche per la disattenzione della magistratura.L’incendio al cinema Eros era stato rivendicato con un volantino a firma Ludwig, inviato via posta all’Ansa, in cui si descrivevano esattamente, indicando anche i modelli, la tanica e i bidoni di plastica utilizzati, particolari che solo gli autori potevano conoscere. La benzina, come avrebbe accertato poi la perizia, era stata sparsa ed accesa nel locale e non aveva lasciato scampo, soprattutto agli spettatori delle ultime file. Anche il tetto in legno, divorato dalle fiamme, era crollato.

Non era un episodio isolato. Perché sarebbe stato seguito, pochi mesi dopo, da un analogo incendio,  appiccato il 7 gennaio 1984 nella discoteca Liverpool di Monaco di Baviera a seguito del quale era morta una giovane cameriera italiana, Corinne Tartarotti, e perché negli anni, a partire dal 1977, era stato preceduto da una serie di feroci omicidi a danno di persone emarginate quali prostitute, zingari, senzatetto, omosessuali e tossicomani, e anche due frati. Quasi tutti uccisi a colpi di ascia e di martello per un totale di ben 15 vittime rivendicate da Ludwig.

Alla fine, il 4 marzo 1984, due componenti del gruppo Ludwig, Wolfgang Abel e Marco Furlan, erano stati arrestati mentre con taniche di benzina stavano cercando di appiccare il fuoco all’interno della discoteca Melamara a Castiglione delle Stiviere, un attentato che se fosse riuscito avrebbe provocato decine di vittime perché il locale era gremito da centinaia di persone [2].

Nel corso delle indagini la responsabilità dei componenti di Ludwig, anche per la strage al cinema Eros, era stata confermata grazie ad una tecnica investigativa molto avanzata sperimentata in Germania, l’Esda (Electrostatic Detection Apparatus) in grado di evidenziare i cosiddetti solchi ciechi e cioè le tracce che s’imprimono sui fogli sottostanti a quello su cui si scrive. Così, su tre fogli bianchi sequestrati in casa di Furlan e nell’abitazione di Abel a Monaco, erano emersi i “negativi” delle rivendicazioni del rogo al cinema Eros, dell’incendio alla discoteca di Monaco di Baviera e del duplice assassinio al Monte Berico [3].

All’epoca l’iniziale frammentazione delle indagini presso le varie Procure ove erano avvenuti i singoli episodi e un atteggiamento di sottovalutazione da parte di alcuni degli organi inquirenti che avevano catalogato la serie impressionante di delitti come l’espressione di una folie à deux, una sorta di amicizia malata tra due giovani esaltati e seminfermi di mente, non avevano consentito di comprendere nel loro vero significato le gesta di Ludwig.

Dalle indagini degli ultimi anni, incentrate sulle stragi di piazza Fontana e di piazza della Loggia ma che hanno toccato l’intera storia dell’eversione di estrema destra, è emerso, grazie anche a testimonianze provenienti dall’interno di quel mondo, che Ludwig non era una “coppia” costituita solo da Abel e Furlan. Era invece un gruppo consistente, radicato a Verona, erede della struttura di Ordine Nuovo che aveva sempre operato in tale città.

Lo ha spiegato nei suoi interrogatori a partire dal 1999 Giampaolo Stimamiglio, esponente del gruppo di Ordine Nuovo di Verona, legato al col. Amos Spiazzi e divenuto collaboratore di giustizia. Stimamiglio ha infatti raccontato di aver raccolto nel suo ambiente precise notizie in merito al fatto che Ludwig non fosse una coppia di amici legati da una sorta di pazzia sanguinaria ma un gruppo diretta filiazione della vecchia struttura di Ordine Nuovo di Verona e che si identificava in parte con un altro gruppo di estrema destra, sempre di matrice religiosa e presente in quella città, i Guerriglieri di Cristo Re.

Ed infatti in occasione di alcuni delitti commessi da Ludwig erano state notate più persone oltre a quelle individuabili in Abel e Furlan.

Guerrino Spinelli, un nomade bruciato vivo il 25 agosto 1977, mentre dormiva nella sua vettura, dall’incendio provocato da due molotov introdotte nel mezzo, prima di morire per le ustioni riportate aveva parlato di “tre incappucciati” che erano “lì quella notte”.

Anche al santuario di Monte Berico, poco prima dell’omicidio dei due frati, una testimone aveva notato tre giovani seduti su un muretto nella strada ove poco dopo erano stati assassinati i due religiosi. Inoltre, uno dei giovani aveva due borse di plastica simili a quelle poi trovate sul luogo del delitto.

E proprio riguardo al cinema Eros il titolare del locale Cosimo Cecero ha testimoniato nel 1987 durante il processo di aver riconosciuto Marco Furlan, grazie ad una fotografia apparsa sui giornali, come la persona che “una quindicina di giorni prima dell’incendio” aveva “acquistato i biglietti anche per altri due giovani che lo accompagnavano”. E uno spettatore, Guido Boceda, il giorno della strage, aveva notato tre giovani muoversi cautamente nel locale e deporre qualcosa in fondo alla sala.

Sembra poi difficile che Abel e Furlan abbiano potuto trasportare da soli le grosse taniche che dovevano servire per l’incendio alla discoteca Melamara dal punto, distante quasi 7 chilometri, ove avevano parcheggiato il motorino. È molto probabile che avessero qualcuno di supporto con un’autovettura.

Non è un caso poi che le azioni di Ludwig siano maturate nell’ambiente veronese.

Verona durante la guerra era stata infatti la vera capitale della Repubblica Sociale Italiana, e, nel dopoguerra, a partire già dagli anni ’60 la città era casa di una forte compagine di Ordine Nuovo, che, secondo le indagini più recenti, non era estranea alla strage di piazza Fontana e a quella di piazza della Loggia. Negli anni ‘70, inoltre, si era costituita a Verona la più consistente “Legione” dei Nuclei di Difesa dello Stato, quella diretta dal col. Amos Spiazzi, che vedeva uniti militari e civili in un progetto golpista e di sovvertimento delle istituzioni democratiche. A Verona, poi, avevano sede le basi militari della Nato frequentate dall’ordinovista veneziano Carlo Digilio che teneva costantemente informati i Servizi di sicurezza militari americani sulle attività eversive delle cellule ordinoviste.

Il gruppo Ludwig era di evidente ispirazione neonazista con forti venature esoteriche. Lo testimoniano gli stessi volantini di rivendicazione di ogni delitto in cui il motto Gott mit uns richiama certo non il Dio cristiano ma quelle deità pagane, care alla mistica nazista, che avrebbero creato nel mondo germanico una razza superiore.

Nei volantini di rivendicazione degli attentati scritti a caratteri runici compaiono alcune keywords che contrassegnano l’ideologia nazista nella sua versione mistico-religiosa.

Nei volantini si proclama infatti “La nostra fede è il nazismo”, “La giustizia è morte” e, dopo il rogo di Monaco di Baviera, che la punizione era avvenuta con “Il ferro e il fuoco” [4] intesi come strumenti di purificazione. Tutti esprimono una fanatica contrapposizione tra il bene e il male che permeava anche il nazismo esoterico [5].

 Le vittime per il gruppo Ludwig, erano sottouomini, Untermenschen  o “uomini senza onore”, non degni di vivere e che dovevano essere rimossi dalla società da questi presunti Ubermenschen, uomini superiori. Così come il regime nazista inviata nei campi di sterminio zingari, senzatetto, omosessuali, tossicomani, e prostitute il gruppo Ludwig attuava anch’esso la sua nuova “pulizia eugenetica”.

 

Solo a quarant’anni dal rogo del cinema Eros il Comune di Milano ha deciso di collocare, con una cerimonia pubblica, sul luogo ove sorgeva il cinema, un pannello esplicativo [6] in memoria della strage che ne spiega l’origine e il contesto politico neonazista e ricorda le vittime del rogo. 

Tra di esse il medico dr. Livio Ceresoli che stava passando davanti al locale e aveva cercato di portare soccorso alle persone intrappolate rimanendo però anch’egli avvolto dalle fiamme. Un gesto da medico e da cittadino sino in fondo per il quale il Comune gli ha tributato l’onorificenza della Medaglia d’oro al valor civile.

 

Note:

[1] Il cinema Eros di viale Monza 101 aveva ereditato i locali del “glorioso” ABC, una scomparsa sala di “terza visione” del dopoguerra di frequentazione popolare. Il vecchio cinema ABC compare nel film di Vittorio De Sica “Miracolo a Milano” in una magnifica immagine notturna ed è nominato anche in una canzone di Ivan Della Mea degli anni ‘60.

[2] Abel e Furlan sono stati condannati per 10 dei 15 omicidi rivendicati da Ludwig a 27 anni di reclusione ciascuno con una decisione definitiva alquanto singolare che ha riconosciuto loro la piena capacità di intendere e di volere per il tentato incendio della discoteca Melamara e la seminfermità mentale per gli episodi precedenti. Tutte le sentenze hanno inoltre sorvolato o sminuito la matrice nazista-esoterica dei crimini da loro commessi.

[3] Il 20 luglio 1982 vicino al santuario di Monte Berico in provincia di Vicenza due anziani religiosi della comunità, Mario Lovato e Giovanni Battista Pigato, erano stati assassinati a colpi di martello e di mazza. Nel volantino di rivendicazione si proclama “Il fine della nostra vita è la morte di coloro che tradiscono il vero Dio”.

[4] Alcuni degli omicidi di Ludwig erano stati commessi con martelli: un evidente richiamo al martello del dio Thor della mitologia norrena, ampiamente ripresa dal nazismo.

[5] Sul registro linguistico di ispirazione nazista utilizzato dai volantini di Ludwig e la collocazione di tale gruppo nell’estrema destra italiana si veda ampiamente il documentato studio pubblicato negli Stati Uniti da Guerra Nicola. 2024. The italian far right from 1945 to the Russia-Ukraine conflict, Routledge Taylor & Francis Group,New York NY, 155-182. 

[6] Nel pannello si legge per la prima volta che attorno alla coppia arrestata vi era, “l’influenza di una organizzazione” con “una linea neonazista esoterica che aveva radici negli ambienti estremisti veneti di Ordine Nuovo” che ”ha rivendicato un totale di 15 omicidi” e che ” complici e fiancheggiatori dei due condannati rimangono ad oggi ignoti”.

Sull’attentato del14 maggio 1983 si veda in particolare S. Ferrari, “I nazisti di Ludwig ed il rogo al cinema Eros”, ed. Redstar Press, 2021

AUTORE

Guido Salvini si è laureato a Milano nel 1978, ha svolto per alcuni anni l’attività di assistente universitario ed è entrato in magistratura nel 1982.

Si è occupato, prima come Giudice Istruttore e poi come Giudice per le Indagini Preliminari, di inchieste in materia di terrorismo di destra e di sinistra e più recentemente di terrorismo internazionale e a Cremona dell’indagine sul Calcio-scommesse.

Affianca da molti anni all’attività professionale un impegno storico e culturale sui temi del giustizia e della “memoria “ e della riflessione sul nostro recente passato che lo vede tenere lezioni e dibattiti in scuole, università, sedi comunali e associazioni culturali e giovanili espressione della società civile.

E’ stato consulente della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle cause dell’occultamento dei fascicoli relativi alle stragi nazifasciste del 1943.1945, della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul sequestro dell’on. Moro ed è attualmente consulente della Commissione Antimafia.

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