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MONDIALI 1974: IL TERRORE DI MOBUTU

Dopo la lunga amministrazione belga, il leader della corrente indipendentista della RepubblicaDemocratica del Congo, Lumumba, divenne primo ministro il 24 giugno 1960. Egli perseguì una politicaantimperialista, anticolonialista, filocomunista e mirava a una maggiore giustizia sociale e autonomia delpaese. Il generale Mobutu fece arrestare il primo ministro con un colpo di Stato appoggiato dal Belgio edalla CIA, così Lumumba e alcuni dei suoi fedeli furono giustiziati il 17 gennaio 1961. Iniziò una lungadittatura fatta di povertà e sofferenza per la popolazione: lo Zaire, così venne nominato lo Stato africanodal 1971, fu governato dal Movimento Popolare della Rivoluzione come partito unico a partire dal 1970.Mobutu era un grande appassionato di calcio. Per lui non rappresentava soltanto una passione sportiva,ma anche uno strumento di propaganda con cui amministrare e aumentare il proprio potere. Grazie anumerosi investimenti, con il denaro di Stato, il regime rileva i contratti dei giocatori dello Zaire chegiocavano fuori dalla nazione, quasi tutti nel campionato belga, e li fa tesserare nelle squadre locali piùquotate come il Mazembe e il Vita Club. Questi investimenti si rivelano proficui non solo perché neglianni successivi entrambi i club vincono la coppa dei campioni africana, ma anche perché la nazionaledello Zaire vince la coppa d’Africa nel 1968 e nel marzo 1974, pochi mesi prima di giocare il mondiale diGermania Ovest.Nel percorso di qualifica ai mondiali, lo Zaire batte altre nazioni africane come Togo, Camerun eMarocco, dimostrando una certa superiorità e un certo ottimismo in vista della coppa del mondo in terratedesca. Dopo aver ottenuto la qualificazione, i calciatori della nazionale vennero invitati al palazzopresidenziale: in quell’occasione Mobutu consegnò a ognuno di loro delle buste piene di soldi,promettendo come regali una casa e un’automobile in caso di un buon risultato ai Mondiali. Mobutusapeva che la sua squadra era una delle più deboli tra le sedici qualificate, ma chiese comunque aicalciatori di difendere l’orgoglio e la dignità della nazione, che si identificava in tutto e per tutto con la suapersona.Assegnato al gruppo 2 con Jugoslavia, Scozia e Brasile, lo Zaire arriva in Germania Ovest con unabuona dose di entusiasmo e di determinazione nel conquistare un risultato dignitoso. I giocatori ancoranon sanno però, che nonostante i soldi e le promesse, li aspettano dei momenti di paura e sconforto.Dopo la prima partita contro gli scozzesi, terminata con una sconfitta per 2-0, Mobutu si arrabbiò molto.Minacciò di non pagare gli stipendi e di non assegnare i premi promessi, provocando una dura reazioneda parte della squadra con alcuni giocatori che inizialmente si rifiutarono di scendere in campo nellepartite successive. Ma poi giocarono: era Mobutu, ed era arrabbiato, non era opportuno peggiorare lasituazione.Nella seconda partita la situazione degenerò: la Jugoslavia non si pose limiti e sconfisse lo Zaire per 9-0.Secondo quanto racconta il giornalista Federico Buffa, sul risultato di 3-0 dopo solo tredici minuti arrivòuna telefonata da Kinshasa che obbligava l’allenatore Blagoje Vidinic, tra l’altro jugoslavo, a sostituire ilportiere titolare uscito in lacrime. Non che il secondo fece molto meglio, subì altri sei gol di cui tre nelresto del primo tempo. Il generale decise allora di volare lui stesso in Germania e, accompagnato daalcuni funzionari, ebbe un incontro diretto con i giocatori e l’allenatore della nazionale. Essi dettero ordiniprecisi per la partita successiva: minacciarono i giocatori dicendo che se avessero subito più di tre gol,quelli necessari al Brasile per superare il turno, avrebbero subito gravi ritorsioni.Terrorizzati, i calciatori dello Zaire scesero in campo contro il fortissimo Brasile, campione del mondo incarica. Ciò nonostante, dopo due pareggi, il Brasile aveva bisogno di segnare tre gol senza subirne perpassare alla fase successiva. Dopo i gol dei brasiliani Jairzinho, Rivelino e Valdomiro la partita sembraavviarsi verso il finale che ci si aspettava, ma a circa dieci minuti alla fine della partita avviene unepisodio che resterà nella storia del torneo e che è indicativo del clima di terrore che vivevano i calciatorie tutti i cittadini del Congo dell’epoca. Viene assegnato un calcio di punizione per i verdeoro al limitedell’area, sul pallone va il numero 7 Rivelino pronto a segnare il quarto gol della gara. Prima che l’arbitrofischiasse, però, si staccò dalla barriera dello Zaire il numero due Mwepu Ilunga: si diresse versoRivelino e calciò il pallone lontano di almeno cinquanta metri. L’arbitro della partita, il romeno NicolaeRainea, ammonì il difensore dello Zaire. Mwepu Ilunga si rivolse verso di lui allargando le braccia, comefosse incredulo per la sua decisione di ammonirlo: sembrava essere in uno stato di grossa confusione.La partita finì tre a zero ma i calciatori di quella nazionale non ebbero vita facile al ritorno, alcuni di lorovennero emarginati e finirono in uno stato di povertà. La verità su quel calcio di punizione venne fuorimolti anni dopo, Mwepu venne deriso da chi non sapeva cosa stessero passando i calciatori e i cittadinidello Zaire. Nel 1990 ci fu un’apertura democratica con l’introduzione del parlamento, ma il paesedovette subire la dittatura di Mobutu per molti anni fino a quando, nel 1996, fu costretto a fuggire dalpaese dopo lo scoppio della Prima guerra del Congo.Sarà Mwepu a fare più chiarezza sull’episodio in un’intervista alla BBC: «Pensavamo che saremmodiventati ricchi, appena tornati in Africa, ma dopo la prima sconfitta venimmo a sapere che non saremmo
mai stati pagati e quando perdemmo 9 a 0 contro la Jugoslavia gli uomini di Mobutu ci vennero aminacciare. Se avessimo perso con più di tre gol di scarto col Brasile, ci dissero, nessuno di noi sarebbetornato a casa».Mobutu sfruttò il calcio per la sua propaganda politica; non fu né l’unico né il primo a farlo. Comeracconta lo storico Alessandro Barbero, diversi soldati italiani al fronte durante la Prima Guerra Mondialenelle loro lettere ai familiari chiedevano notizie sul calcio. Il futuro Duce, Benito Mussolini, capì lepotenzialità anche politiche di questo sport e le sfruttò per rafforzare la propria immagine e quelladell’Italia. Un altro esempio calzante è quello di Jorge Rafael Videla: arrivato al potere con un colpo diStato in Argentina, instaurò una brutale dittatura famosa per i cosiddetti “desaparecidos”, migliaia dipersone considerate pericolose per il regime che sparirono nel nulla. Egli sfruttò il mondiale casalingodel 1978 per mostrare un’immagine pulita del paese e per rafforzare il consenso interno. Il suo regimetuttavia finirà nel giro di pochi anni, quando nel 1981 venne destituito.

Bibliografia:

-Il Post, lo Zaire ai mondiali, di Francesco Marinelli, 23/06/2014

-Radio Bullets, Zaire 1974-Una questione di vita o di morte, di Giuliano Terenzi, 21/06/2020

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